MACRO presenta “Xenia”, il progetto installativo di Vittorio Corsini pensato appositamente per lo spazio della terrazza del Museo. Un luogo di riposo, attesa e ascolto, allo stesso tempo intimo e pubblico, in cui sostare e scoprire narrazioni inedite sulla città di Roma.
L’installazione che Vittorio Corsini (Cecina, 1956) ha pensato per la terrazza del MACRO coinvolgerà emotivamente lo spettatore in un singolare racconto sulla città di Roma. Attento all’organizzazione dello spazio in rapporto al tessuto sociale, l’artista, anche in questo caso renderà lo spettatore il reale protagonista dell’opera.
Proseguendo la propria ricerca estetica sulla comunità, l’architettura e il rapporto tra corpo e spazio, Corsini sviluppa un progetto site-specific per il Museo dal titolo Xenia: una riflessione sullo spazio dell’abitare, che viene analizzato privilegiando le caratteristiche concettuali più intime e poetiche, attraverso l’installazione di una seduta all’aperto in cui sostare e scoprire narrazioni inedite sulla città di Roma.
Come in un surreale giardino americano, delimitato da un recinto bianco che si colloca come una presenza astratta nel già fortemente connotato spazio architettonico della terrazza, lo spettatore potrà sedersi su un divano e ascoltare racconti e poesie sulla città di Roma, elaborati da una scrittrice e un poeta direttamente coinvolti nel progetto. Melania G. Mazzucco e Valerio Magrelli hanno scritto rispettivamente “Un segno di riconoscimento” e “Per Roma”, un testo narrativo e uno poetico che hanno come protagonista la città e i suoi abitanti, proprio come l’opera di Corsini. Xenia, sin dal titolo, allude a una particolare accezione dell’ospitalità.
L’artista afferma: “Xenia è la legge che regola l'ospitalità in Grecia. L'ospite è considerato sacro (potrebbe essere un Dio) e quindi si accoglie in casa con tutti gli onori e le accortezze del caso. Al momento in cui va via, gli si offre un dono come ricordo e segno di gratitudine per essere stato nostro ospite. Il dono per i nostri ospiti sarà il racconto o la poesia: uno sguardo, un pensiero, una parola su Roma. La città di cui sono ospiti”.
Il visitatore è così messo al centro di un meccanismo espositivo che richiede una diretta partecipazione, un rapporto attivo con l’opera. Come un ospite gradito e onorato, un “altro” accettato e benvenuto, si vedrà accolto in uno spazio domestico ma aperto, un luogo di raccoglimento e di riposo che reagisce alla sua presenza, facendogli ascoltare le parole del racconto e della poesia sulla città. L’arrivo del visitatore/ospite diventa così l’occasione per innescare il ritmo dei versi o della narrazione, definire le atmosfere diverse e uniche di due interpretazioni letterarie del contesto cittadino. Intorno, i palazzi e le strade di Roma creeranno lo scenario per la materializzazione delle parole, trasformandosi così in un’altra presenza attiva nel contesto dell’opera.