MACRO FUTURE presenta, uno dei grandi nomi della pittura internazionale, Sean Scully (1945), artista irlandese che vive e lavora tra gli Stati Uniti e l’Europa.
Scully è per la seconda volta in Italia con un importante progetto personale, il primo, sempre a cura di Danilo Eccher, si svolse presso la GAM di Bologna nel 1996.
Se la pittura ha ancora senso di esistere - secondo le parole di Eccher - nel panorama dell'arte contemporanea in cui i linguaggi e le forme espressive si moltiplicano all'eccesso, lo si deve ad artisti come Sean Scully.
Nella straordinaria cornice di MACRO FUTURE, presso l’area ex Mattatoio, in mostra più di 30 opere di grandi dimensioni tra dipinti a olio e disegni, che attraversano circa trent’anni, dal ‘74 a oggi, della fondamentale ricerca artistica di Scully.
Il suo percorso è contraddistinto dal passaggio da un’immagine più geometrica e lineare, a una meno rigorosa, dove il colore, aldilà dei toni, diventa più corposo e il tratto più impulsivo accompagnato da dense pennellate a strati.
I disegni in mostra, pastelli su carta, vanno dal ’90 al recente periodo, la parte cospicua e più rappresentativa della personale è dedicata ai dipinti, dagli esordi dei primi anni ‘70 a oggi, grandi tele a olio dove si rintracciano le influenze di Mark Rothko, per i grandi e informi spazi di colore che rappresentano la parte spirituale e d’impatto dell’astrattismo, e di Giorgio Morandi, dal quale trae ispirazione sull’arte del creare all’interno di una stessa gamma di colori straordinarie variazioni e velature cromatiche.
Così si passa dalle opere dei primi anni ‘70, dove il minimalismo e la geometria sono gli elementi distintivi, alla fine degli anni ‘80 (Cathedral,1989) e negli anni ‘90 (Gabriel, 1993) a un’indagine sullo spessore e sul corpo del colore fino a realizzare opere di grande impatto come Sea Wall del 2002 e Wall of light dusk del 2004.
Quella di Sean Scully è una poetica complessa, che coniuga e confonde più piani interpretativi, che muove dalla rarefazione intellettuale per approdare alle profondità della più segreta spiritualità, che è consapevole di recitare un ruolo protagonista nella grande famiglia dell’astrattismo. D.E.