MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma presenta il quarto appuntamento del ciclo di mostre roommates / coinquilini, progetto con cui il Museo si apre all’attività di giovani artisti e curatori della scena romana. Guendalina Salini e Marinella Senatore trasformano lo spazio espositivo in un teatro dell’anima e della memoria.
All’interno di una sala espositiva del Museo, artisti e curatori sono invitati a elaborare l’allestimento di opere inedite condividendo uno spazio comune. Il risultato è simile a quello di un appartamento in cui convivono identità diverse, un contesto di incontro e di scambio. Il progetto roommates / coinquilini continua così a stimolare il dialogo tra MACRO e la città, un impegno per creare un rapporto dinamico, interattivo e capace di favorire nuovi discorsi espositivi.
Protagoniste della mostra sono questa volta Guendalina Salini (Roma, 1972) e Marinella Senatore (Cava dei Tirreni, Salerno, 1977), selezionate rispettivamente dalle curatrici Benedetta Carpi de Resmini e Benedetta di Loreto.
Le artiste hanno riflettuto sulle diverse realtà legate alla comunità cittadina. Roma non è un conglomerato formato esclusivamente da monumenti, palazzi o strade, ma un organismo costituito soprattutto da individui, elementi indispensabili dell’unità rappresentata dalla città. Yona Friedman affermava “se la rete materiale della città è relativamente immobile, poco adatta ai cambiamenti, la rete immateriale delle comunicazioni, è invece flessibile in massimo grado”. Nella loro ricerca le due artiste danno grande importanza alla soggettività, alle esperienze del singolo e riflettono su come queste esperienze abbiano la facoltà di disegnare percorsi soggettivi e allo stesso tempo riconoscibili da altri.
Guendalina Salini, con l’opera Non troverai mai i confini dell’anima, compone un “teatro dell’anima”, in cui il flusso dei pensieri e delle immagini confluisce nella figura di un grande mandala posto a terra, in cui il tempo sembra essere sospeso. Il disegno è composto da una serie di piccoli elementi formali, oggetti originariamente usati come unità di misura dai bambini in età scolare. Un enorme tappeto invade lo spazio, presentandosi come una struttura simile alla griglia scomposta di una città, più fitta nel suo nucleo centrale, più sfaldata alla periferia. “Gli elementi”, afferma l’artista, “costruiscono una sorta di disegno impermanente e giocoso, che rimanda alle figure che in Oriente vengono eseguite con la sabbia colorata per creare un diagramma circolare dal valore simbolico”. L’opera di Guendalina Salini si offre come uno strumento di contemplazione spirituale, avvalendosi del forte connotato simbolico delle sue forme che scaturisce dall’inconscio collettivo, restando così, al contempo, particolare ed universale.
Marinella Senatore parte invece da un archivio fatto di testimonianze di passioni, di percorsi attraversati da un soggetto/comunità contestualizzato nella realtà romana: le ambizioni, gli aneddoti e l’identità di giovanissimi che, negli anni Novanta, costruivano il loro futuro. Il progetto, dal titolo Electric Theatre, sviluppa un “teatro della memoria” che elabora oggi le tracce del passato attraverso un gruppo di persone che credono nell’aggregazione come possibilità di raccontarsi e di lottare insieme. La potenzialità di dialogo tra momenti diversi della storia evidenzia la forza di vite nate al di fuori di strategie di comunicazione, che sanno soffermarsi sui dettagli, sulle impressioni di una pausa, di un pensiero, di uno sguardo non funzionale a un obbiettivo dichiarato.