La presentazione al grande pubblico di Alessandro Pessoli, artista-narratore che con i suoi cinquanta acquerelli dà il via al progetto MACROwall, iniziativa che vedrà i muri del Museo trasformarsi in schermi virtuali di singolari racconti d’artista.
Il 12 ottobre, data dell’inaugurazione della stagione autunnale del MACRO avrà inizio il progetto di ampio respiro MACROwall, promosso dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali, con il quale il MACRO dedica una delle proprie pareti a progetti speciali di grandi opere uniche o serie di lavori. Il primo artista che farà gli onori di casa sarà Alessandro Pessoli, con una serie di cinquanta acquerelli presentati come un imponente racconto visivo che lui stesso ha definito “un piccolo film mentale, immaginifico e bizzarro”.
L’artista è attualmente presente alla 53esima Biennale di Venezia “Fare mondi”, per la quale ha presentato una serie di disegni caratterizzati dalla reiterata presenza di croci, simboli di una più antica e ancestrale Via Crucis umana e religiosa.
Alessandro Pessoli traspone nei disegni presentati in questa sede poesia e malinconia, attraverso l’utilizzo di una tecnica artistica antica che fa dell’acqua il componente principale; inserisce gli attori inconsapevoli delle sue opere in luoghi senza spazio e senza tempo, lasciati galleggiare in mondi sommersi, o propriamente “immersi… in una specie di liquido amniotico” che “come sognatori, si muovono dentro architetture fluide che si disfano e si ricompongono”, in un’atmosfera rarefatta e sospesa.
Gli elementi si susseguono in rapida sequenza sulla parete fino a far diventare essa stessa un racconto, pagina di un libro mai esistito e mai scritto, ma sopravissuto al viaggio onirico dell’artista che rammenta il suo modus operandi con le seguenti parole: “Ricordo il mio modo di procedere, disegnavo passando da un foglio all'altro come se fossi in una specie di sogno pilotato, quei sogni particolari composti da una miscellanea di inconscio e razionalità, dove si riesce in parte a trasformare la visione senza perdere la magia del sogno”. Al visitatore il privilegio di perdersi in questa suggestione che crea “a sua volta un immaginario, un sentimento generale” che sembra conversare attraverso un linguaggio cinematografico tessendo una narrazione “ricca di echi e di rimandi”.