Un grande maestro del contemporaneo ripensa uno spazio del MACRO: lo trasforma in un luogo di energia pulsante e coinvolge il pubblico in una esperienza totale, fisica e psichica insieme.
Grazie a un progetto concepito da Gilberto Zorio appositamente per gli spazi del MACRO, una delle sale del Museo si trasforma in una sua grande opera dedicata al coinvolgimento del pubblico. Come spesso accade nel suo lavoro, l’artista ha pensato a una installazione che, attraverso segni e tracce di materiali differenti, inconsueti, mutevoli e instabili, coinvolge l’identità dello spazio in una continua modificazione. Il risultato è un luogo carico di simboli atavici e mistero, elementi che da sempre fanno parte della sua ricerca: come la stella a cinque punte, immagine cosmica realizzata in passato nei materiali più vari (terracotta, rame, cuoio, filo incandescente, raggio laser, cristallo, pergamena, bruciatura di fiamma ossidrica) e in questa occasione proposta dall’artista come grande segno orizzontale, che nell’alternarsi continuo e repentino di luce e buio trasforma totalmente la percezione visiva dello spazio e dei simboli, a partire dall’esperienza dello spettatore.
L’indagine di Zorio si concentra proprio su queste continue modificazioni della materia: egli fa riferimento da un lato ai processi chimici e alchemici della sua trasformazione, dall’altro alle componenti e ai dispositivi di natura tecnologica che la rendono possibile. Il confluire di queste sollecitazioni rende l’opera non un oggetto statico, ma un processo in divenire, una esperienza da vivere nel tempo reale della sua percezione: dando vita in questo caso a un luogo pulsante di energia, che permette al visitatore un’immersione completa, fisica e psichica insieme. Gli spazi del MACRO si attivano così di una relazione diversa e inconsueta con il proprio pubblico, chiamato ad esperire questa dinamica di ciclico rigenerarsi della materia che si trasforma e torna su se stessa, in un microcosmo che è traccia fisica, allusione e indice del divenire universale.