Un visionario “Costume interiore” che il visitatore è invitato a percorrere sia salendo verso l’alto sia scendendo verso il basso, come la linfa vitale che scorre nell’organismo di un grande albero immaginario.
Nell’ottica di conferire una identità sfaccettata e sorprendente a tutti i propri spazi, il 22 gennaio 2010 il MACRO presenta al pubblico un nuovo lavoro nella propria hall centrale: la grande installazione di Enzo Cucchi Costume interiore. Una visionaria torre composta da tre sovrapposte forme cilindriche in metallo, praticabili dal visitatore, il quale è invitato ad entrarvi per scoprire l’universo di immagini in esse racchiuso, fatto di presenze antropomorfiche e volumi sospesi (teste, teschi, agglomerati di pittura, sfere sottili), che risuonano come un contrappunto al contempo emotivo e visivo: un “costume interiore” appunto. Nata dal legame fondante del lavoro di Cucchi con la dimensione teatrale (che traduce nel “costume” l’abito della rappresentazione), l’opera diviene un luogo altro, intimo, “interiore”, in cui percorrere un viaggio visionario, ai primordi dell’immagine e del sentire.
In una evoluzione naturale, l’opera Costume interiore presentata dall’artista nel cortile della Reggia di Capodimonte a Napoli con elementi separati e dislocati orizzontalmente, trova in questa nuova occasione una propria inedita traduzione monumentale, con le tre forme collocate una sopra all’altra in una verticalità percorribile sia verso l’alto che verso il basso: in essa, l’occhio del visitatore potrà entrare per salire e scendere in questo volume come la linfa vitale che scorre nell’organismo di un grande albero immaginario. Architettura ideale nell’architettura reale, l’opera di Cucchi è un luogo nel quale il visitatore può entrare in relazione con le sue presenze visive secondo inedite e ravvicinate modalità di incontro e identificazione. Il MACRO conferma in questa occasione la propria vocazione a recepire le multiformi voci del contemporaneo, secondo una visione libera e trasversale, e a collaborare con artisti che proprio dallo spazio del museo traggono anche ispirazione per interagire con il pubblico.