Con la sua opera permanente, Daniel Buren ha rivolto verso il futuro il cannocchiale con il quale esplorare il MACRO. La sua “danza tra triangoli e losanghe” non è solo l’anteprima riflessa della nuova ala del Museo, ma anche segno del cambiamento degli spazi di Via Reggio Emilia. L’eccezionale intervento concepito da questo maestro del contemporaneo già definisce la nuova immagine del Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Un grande maestro del contemporaneo, Daniel Buren, osservando e percorrendo gli spazi del MACRO, ha pensato per la hall centrale del Museo la sua prima importante opera permanente a Roma. Ideato per quello che è chiamato il “belvedere” di questa struttura, il lavoro specchiante di Buren, con la sua luce e prospettiva straordinaria, resterà nel futuro del MACRO, per partecipare alla nascita, tra alcuni mesi, della nuova ala progettata da Odile Decq: e già “riflette” la sua crescita.
Buren ha concepito un grande intervento sospeso al di sopra dell’entrata attuale del Museo, all’altezza del primo piano, che idealmente moltiplica le coordinate visive della sua architettura. Lo stesso artista ha scelto di descrivere come segue il suo lavoro, pensato come una danza di forme e luci in dialogo con gli spazi del MACRO: Innanzitutto devo ammettere che è sempre rischioso parlare di un lavoro ancora in fieri, in quanto la natura stessa dell’opera, prima di essere completata, non può essere ancora conosciuta. Prima di vedere il risultato, posso però dire che il mio intento è giocare con i vari triangoli della struttura che supporta l’arco vetrata e che vengono proiettati e riflessi sugli specchi affissi alle pareti del “belvedere”, perpendicolari ad essa, per giungere così a un dialogo tra le losanghe e i triangoli a strisce bianche creati direttamente sugli specchi.
La danza dovrebbe iniziare non appena lo spettatore si muove di fronte all’opera; qualcosa di nuovo e inaspettato, poi, può accadere quando essa sarà completata. Solo allora ognuno di noi, me compreso, potrà vedere il risultato e percepire la distanza, se ve ne sarà alcuna, tra i miei intenti e l’opera in sé.
Promossa dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione - Sovraintendenza ai Beni Culturali, questa nuova presenza al MACRO è realizzata con il supporto di UniCredit Group, partner del Museo grazie anche alla concessione in comodato di importanti opere di Stefano Arienti, Armin Linke, Adrian Paci, Nicola Pellegrini e Ottonella Mocellin, e in collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte, insieme ai quali è stata realizzata la mostra in corso al Museo “A Roma, la nostra era avanguardia”, omaggio per immagini alla vitalità della scena artistica romana degli anni Settanta nell’attività di Graziella Lonardi Buontempo. Il MACRO si conferma così luogo di sinergie propositive e laboratorio attivo di feconde collaborazioni.
Grazie a queste partecipazioni, Buren, noto maestro internazionale del contemporaneo attivo nel presente, è arrivato al MACRO, ha percorso i suoi spazi, valutato e scelto le altezze del suo intervento, pensato le varie prospettive da cui è visibile: le passerelle sospese tra le sale espositive, ma anche e soprattutto la nuova grande terrazza prevista sull’edificio di ampliamento ad opera di Odile Decq, che sarà presentata in anteprima dal 27 al 30 maggio. L’opera, ora visibile dalla hall, sarà infatti riconoscibile anche e soprattutto dalla nuova ala del Museo: essa costituisce così, idealmente, il primo passo nella direzione di quello che sarà il nuovo MACRO.