CRDAV-MACRO: Enrico Prampolini

13.10.2009__10.01.2010
Biblioteca, primo piano

A cura dal Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV)

Promossa dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali 
CRDAV-MACRO: Enrico Prampolini 13 ottobre 2009__10 gennaio 2010
Top

Lettere, cartoline postali ed illustrate, telegrammi, ricevute d’albergo, tessere d’ingresso, manoscritti, dattiloscritti, ritagli stampa, fotografie, riviste, inviti, cataloghi: questo e molto altro ancora è proposto nella mostra documentaria sulla figura di Enrico Prampolini. 

Mai, il mittente della busta che ha per destinatario Enrico Prampolini pittore futurista avrebbe immaginato che quanto ne resta - essenzialmente la parte con l’indirizzo, ingiallita e spiegazzata dal tempo - sarebbe diventato emblema di un lungo viaggio che dai primi anni del Novecento ha come capolinea il 1956. Enrico è deceduto il 17 giugno 1956 annota sulla fascetta di carta che racchiude il carteggio relativo a quell’anno la penna di Alessandro Prampolini, fratello dell’artista, poeta, scrittore e drammaturgo, noto con lo pseudonimo di Vittorio Orazi, che ne ha conservato e ordinato per anni l’archivio delle carte. 

Di cassetto in cassetto, virtuale vagone di questo viaggio immaginario, ci si sposta nel tempo e nello spazio: dai programmi della Casa d’Arte Italiana (attiva dal 1919) e dai testi dei primi manifesti teorici, alle proposte dell’Art Club (fondato nel 1945) e all’attività degli ultimi anni di vita. Da Roma a Parigi, da Praga a New York, da Venezia a Città del Capo, da Pretoria ad Helsinki: città e luoghi significativi per l’artista in cui soggiornò a lungo o che lo videro espositore o promotore di eventi culturali. Saluti da Capri riporta il retro di una cartolina in bianco e nero che ritrae la famosa isola: tanto darà alla storia della conoscenza dell’artista, dei suoi soggiorni, delle sue relazioni, dei suoi spostamenti questa semplice, innocua frase cordiale. 

La mostra è a cura dal Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV) del MACRO, centro a cui è stato donato dagli eredi l’Archivio privato dell’artista, e promossa dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali nell’ambito della nuova attività espositiva del MACRO che inaugura il 12 ottobre in Via Reggio Emilia.

L’esposizione propone una selezione del materiale ritenuto più interessante, relativamente ai molteplici campi dell’attività di Enrico Prampolini: dal teatro alla scenografia, dall’architettura alle ambientazioni, dalla riflessione teorica alla produzione di scritti e manifesti, dalla partecipazione e organizzazione di mostre al ruolo svolto come promotore e organizzatore di cultura. 

Particolare rilievo è dato ai documenti relativi al Futurismo, in questo anno in cui cade il centenario del Movimento. Grande attenzione è riservata alla documentazione della Casa d’Arte Italiana e dell’Art Club. Di notevole interesse, inoltre, la sezione relativa al carteggio che ricostruisce la fittissima rete di rapporti internazionali intessuta da Prampolini e lo vede protagonista attivo nel vivace dibattito del panorama artistico del tempo. 

I timbri postali, quelli della censura, il trionfalistico “Vinceremo” prestampato sulle cartoline del periodo bellico, le pagine ingiallite dei quotidiani costituiscono di per sé pagine di storia; la calligrafia dei manoscritti nelle sue proporzioni armoniche rivela una mano educata al “bello scrivere”, disciplina che da decenni non si insegna più nelle scuole; le minute scritte a matita con le correzioni in blu e rosso parlano di un mondo in cui la “Bic” doveva ancora nascere e gli evidenziatori non erano stati neanche immaginati; le numerose correzioni svelano la “fatica” dello scrivere; le foto in bianco e nero, oltre a immortalare il contesto, ci parlano della tecnica fotografica del tempo; gli abiti, il taglio dei capelli dei personaggi fotografati, le posture sono spie significative per uno studio sociologico.

C’è da emozionarsi solo a sfiorare con lo sguardo i documenti. Scorrono sotto i nostri occhi autografi di personaggi illustri (da Marinetti a Fillia, da Archipenko ad Arp, da Bragaglia a Evola, da Léger a van Doesburg, da Tzara a Cocteau, da Morandi a De Pisis ed altri ancora), immagini d’epoca, documenti ormai introvabili (inviti, dépliant, piccoli cataloghi).

Una mostra appetibile per tutti: per il critico d’arte che – nella lettura dei testi – voglia ritrovare il dibattito culturale di quegli anni e per un pubblico più variegato che la voglia leggere sotto altre prospettive (antropologiche, sociologiche, di mera curiosità o altro).

Un’occasione piacevole per conoscere o ripercorrere su fonti certe, quali i documenti di un archivio - dal passato remoto al passato prossimo - un mondo che non c’è più, per ricostruire l’immagine di una società che fa parte della nostra storia comune.

L’Archivio è direttamente consultabile presso il CRDAV, previo appuntamento telefonico, e on-line nel sito degli Archivi del Novecento (www.archividelnovecento.it).

Enrico Prampolini (Modena 1894 - Roma 1956), pittore, scultore, scenografo, incisore. Fu un esponente di primo piano del Futurismo ed ebbe stretti contatti con i rappresentanti delle avanguardie artistiche europee, col Dadaismo, il Bauhaus, De Stijl, il gruppo Abstraction et Création e con molti artisti fra cui Picasso, Mondrian, Kandinskij, Tzara, Arp, Archipenko, Léger e Cocteau, operando teoricamente e praticamente anche nel settore dell'architettura. 
La sua ricerca è caratterizzata da una continua sperimentazione e dall’elaborazione di proposte teoriche: pubblica, a partire dal 1913, manifesti e testi sull'arte astratta, sulla scenografia, sulla scultura, sulla plastica cromatica (fra cui: La cromofonia. Manifesto sul colore dei suoni; Scenografia e coreografia futurista. Manifesto tecnico e teorico; Manifesto dell'Arte Meccanica; Manifesto dell’Aeropittura Futurista e Dalla pittura murale alle composizioni polimateriche. Manifesto dell’arte murale).
Partecipa nel 1914 all’“Esposizione libera futurista internazionale” (Roma, Galleria Sprovieri) e nel 1916 alla “Mostra internazionale dadaista” di Zurigo. 
Si occupa di teatro e scenografia iniziando nel 1916 a collaborare alla scenografia e ai costumi dei film Thais e Perfido inganno di A. G. Bragaglia. Fonda e dirige la rivista futurista “Noi” (1917) e, due anni dopo, la Casa d’Arte Italiana con lo scopo di divulgare l’arte straniera d’avanguardia. Dagli anni Dieci soggiorna per lunghi periodi a Praga e a Parigi entrando in contatto con i gruppi e i movimenti artistici europei. Nel 1926 espone a Milano nella Sezione Futurista della “Prima mostra del Novecento” e per la prima volta alla Biennale di Venezia, sempre con i futuristi. Parteciperà anche alle edizioni successive della Biennale di Venezia (dal 1930 al 1942) e alle Quadriennali di Roma (dalla prima del 1931 fino alle edizioni del dopoguerra). Nel 1945 è tra i fondatori dell’Art Club, Associazione Artistica Internazionale per lo sviluppo dell’arte contemporanea indipendente. Nel 1955 è nominato ordinario della cattedra di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Muore a Roma il 17 giugno 1956.