MACRO presenta All is violent, all is bright, il nuovo progetto di Adrian Tranquilli pensato appositamente per il Museo d’Arte Contemporanea Roma. Una narrazione espositiva composta da due momenti nodali, due grandi installazioni, una all’esterno e una all’interno del museo, in cui il pubblico potrà confrontarsi attivamente e dinamicamente con le opere e con gli spazi.
Adrian Tranquilli (Melbourne, Australia, 1966) trasforma il MACRO in uno stage a più livelli per la presentazione di due installazioni monumentali che sintetizzano la visione filosofica del suo universo iconografico. Lo spazio architettonico diviene teatro di una lotta dinamica tra ambivalenze estetiche e morali, qui rappresentate da Batman e Joker, personaggi archetipici che occupano due aree caratterizzanti del Museo – rispettivamente la grande terrazza e il tetto della sala conferenze – e invitano il pubblico ad una scoperta avvincente, ricca di sorprese e spiazzamenti.
La figura di Batman, visibile già dall’esterno del Museo perché collocata nel punto più alto dalla terrazza, sopra il nuovo ingresso di via Nizza, si staglia sulle superfici sinuose e discontinue dell’architettura di Odile Decq, mostrandosi come una presenza misteriosa nell’anfiteatro dei palazzi circostanti. Figura eroica e superumana, legata agli ideali etici di giustizia e salvezza, Batman diventa il fulcro di un viaggio rivelatorio in cui ciascun visitatore si scoprirà protagonista inconsapevole. Il percorso per raggiungere e avvicinarsi all’opera è infatti punteggiato da insidie e sorprese, caratterizzato da continui rovesciamenti di prospettiva in cui i ruoli definiti di osservatore e osservato si confondono inaspettatamente. Paradossalmente, le difficoltà del percorso percettivo diventano funzionali all’effettiva esperienza dell’opera, che assume in questo contesto nuovi valori comunicativi e potenzialità espressive. “Gli eroi - afferma l’artista - rappresentano le proiezioni del nostro essere uomini, le immagini con le quali gran parte degli individui tendono a conformarsi e a confrontarsi. Il senso del mito e, più in particolare, le diverse mitologie che hanno accompagnato la storia delle civiltà, trovano proprio in tali proiezioni i loro elementi fondanti e generativi. Non ultime le generazioni contemporanee, per le quali, a ben vedere, i supereroi rappresentano la perfetta trasposizione di una delle strutture fondanti del nostro modello: quella, appunto, del maschio Salvatore e detentore del Bene”.
L’opera di Tranquilli continua e riemerge in maniera inattesa in un altro luogo cardine dell’architettura: il tetto della sala conferenze, cuore rosso del foyer. In questo spazio, allo stesso tempo raccolto e aperto, si trova l’altro momento della “narrazione” espositiva: una struttura architettonica, edificio nell’edificio, realizzata con migliaia di carte da gioco raffiguranti un’immagine carica di valori simbolici: diverse “facce” del Joker, scelte tra le sue molteplici rappresentazioni nel corso dei secoli, ripetute e alternate fino all’ossessione per creare un effetto quasi ipnotico. Ulteriore elemento di spiazzamento è rappresentato dalla forma di questo castello di carte, che simula le proporzioni e gli andamenti monumentali della Basilica di San Pietro. Simbolo della città di Roma e non solo, cardine della cultura occidentale, l’edificio della cristianità si trasforma in qualcosa di differente e definitivo. L’abbraccio del colonnato berniniano, l’equilibrio armonico del corpo della basilica e della cupola mostrano un aspetto inedito, insieme delicato e minaccioso. La figura del giullare, sospesa per definizione tra certezza e dubbio, tra “violenza” e “luminosità”, è capace così di stravolgere le percezioni e le sicurezze, spingendo ancora una volta l’osservatore a una riflessione critica e dialettica sui modelli culturali e le convinzioni consolidate.
Non è casuale che le due installazioni vivano tra esterno e interno, tra la luce solare della terrazza e il buio notturno dei nuovi spazi: il mondo dei supereroi americani (provenienti dalle scuole Marvel e DC Comics), da anni il principale spunto antropologico dell’artista, assume al MACRO la valenza del gigantismo urbano su polarità opposte. Ecco quindi il nero che vibra negli spazi esterni, un moloch scultoreo che si staglia tra luci zenitali e camminamenti inquieti; ecco il bianco delle carte da gioco che, invece, elettrizza l’aria sospesa del tetto sopra la sala conferenze, secondo traiettorie spaziali che innalzano la basilica verso il cielo, verso le trasparenze del tetto che lascia entrare le luci naturali. Esterno e interno si appartengono in una sospensione temporale che ricrea sensazioni ataviche, ritualità misteriose, rivelazioni e sconfinamenti. Una visione scultorea attorno ai temi del Sacro e dei valori universali che caratterizzano la natura umana. Un viaggio plastico che guarda ai codici morali con attitudine laica e profonda spiritualità, cercando quell’impatto iconografico che evoca il dubbio attraverso il misticismo del simbolo.