Cecilia Vicuña, ¿Qué es para Usted la Poesía?, 1980, 23’20’’
Salim Bayri e Ghita Skali, Semiotics of the Hammam, 2023, 8’
Shadi Harouni, The Lightest of Stones, 2015, 15’55’’
video loop
13 settembre 2024, 16.00 – 1.30, auditorium
#Sonata #Supplemento

 

 

Cecilia Vicuña, ¿Qué es para Usted la Poesía?, 1980, 23’20’’ 

Rivolgendosi ai passanti delle strade di Bogotà – tra cui colleghi artisti e poeti, sex worker, bambini, un agente di polizia e uno scienziato – Vicuña chiede la seguente domanda: «Che cos’è per te la poesia?». Le risposte sorprendenti che ottiene rivelano la ricchezza della cultura orale in Colombia. 

 

 

Salim Bayri e Ghita Skali, Semiotics of the Hammam, 2023, 8’

Semiotics of the Hammam – una risposta diretta al canonico Semiotics of the Kitchen di Martha Rosler – mostra un personaggio intrappolato in un hammam che presenta, con irritazione, strumenti igienici che gradualmente iniziano a sembrare delle armi. L’opera è un remake del video di Rosler attualizzato tramite la figura di un migrante ritratto nella sua frustrazione all’interno di uno spazio orientalizzato.

 

 

Shadi Harouni, The Lightest of Stones, 2015, 15’55’’ 

Il film, ambientato in una cava di pomice nella isolata regione montuosa del Kurdistan, è il primo capitolo di un più ampio progetto realizzato in collaborazione con rifugiati che, all’apice delle operazioni del cosiddetto “Stato Islamico” e delle sanzioni economiche da questo imposte, si trovano a lavorare in luoghi di estrazione particolarmente difficili al confine tra Iran e Iraq. Nel film, un gruppo di uomini osserva l’artista mentre rimuove a mano delle pietre dal fianco della montagna. Parlano del lavoro e delle loro condizioni precarie, della loro immagine e delle sue possibili percezioni, della mitologia antica, dei draghi e di Jennifer Lopez, mentre partecipano e criticano il film stesso. 

 

TORNA AL PROGRAMMA


CECILIA VICUÑA (Santiago del Cile, 1948) è una poeta, performer, artista sonora e visiva, che negli anni ’60 ha coniato il concetto di arte precario (arte precaria) in risposta alle pressanti inquietudini del mondo moderno, tra cui la distruzione ecologica, i diritti umani e l’omogeneizzazione culturale. Nata e cresciuta a Santiago, fu esiliata all’inizio degli anni ’70 dopo il violento colpo di stato militare contro il presidente Salvador Allende. Questo senso di impermanenza e il desiderio di preservare e rendere omaggio alla storia e alla cultura indigena del Cile, in particolare al Quipu (un sistema di scrittura andino realizzato a partire dallo spago), hanno caratterizzato il suo lavoro per tutta la carriera. Vicuña vive e lavora a New York e a Santiago del Cile. 

SALIM BAYRI (Casablanca, 1992) vive e lavora ad Amsterdam. È un artista visivo e poliglotta la cui pratica spazia tra scultura, performance, disegno, coding, tecnologia e mondo virtuale. Bayri ha conseguito una laurea in Arti e Design presso la Escola Massana e un master in Media, Arte, Design e Tecnologia presso il Frank Mohr Institute. Nel 2019-21 è stato residente alla Rijksakademie van beeldende kunst e nel 2022 ha ricevuto il Volkskrant Visual Arts Prize e il Charlotte Köhler Prize. Il suo lavoro è stato esposto in spazi e istituzioni come W139 (Amsterdam), CODA Museum (Apeldoorn), Alyssa Davis Gallery (New York), ADN Gallery (Barcellona), Azkuna Zentroa (Bilbao), GVCC (Casablanca), Hot Wheels (Atene) e La Capella (Barcellona), tra gli altri. Bayri è la metà del duo musicale BAZOGA.    

GHITA SKALI (Casablanca, 1992) è un’artista residente ad Amsterdam. La sua pratica multidisciplinare include installazioni, video e interventi. Utilizza notizie curiose, pettegolezzi e fatti storici per sconvolgere le strutture di potere istituzionali. Il suo lavoro mescola umorismo e critica, con esiti che si insinuano in diversi canali anche al di là dello spazio espositivo, come il commercio alternativo di merci, documenti (il)legali e oggetti di consumo. 

SHADI HAROUNI (Hamedan, Iran) è un’artista con base a New York. La sua ricerca e le sue indagini materiali sono radicate in storie negate di cancellazione e resistenza che vanno dagli atti quotidiani di dissenso ai movimenti di massa globali, dalle rivoluzioni moderne in Medio Oriente alle antiche trasgressioni nel pensiero e nella poesia. La pratica di Harouni intreccia diverse modalità e linguaggi: film e fotografia, scultura e interventi site-specific, con testi e folklore. I progetti di Harouni sono stati esposti al Queens Museum, al Kunstmuseum Bonn, al Prague City Museum, Praga, al Museo d’Arte Orientale (IT). Ha ricevuto premi e residenze dalla Fondazione Gattuso, Fondazione Civitella Ranieri, Skowhegan School of Painting and Sculpture. Harouni è borsista Guggenheim in Film-Video per il 2024-25. È educatrice, docente e direttrice di Video e Fotografia presso il Dipartimento d’Arte Steinhardt della New York University. 


Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
Via Nizza 138

Media partner: Zero