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Saluto e augurio è un commiato in cui il poeta invecchiato consegna a un giovane fascista, Fedro, l’eredità della sua lotta. È l’ultimo componimento con cui si chiude La nuova gioventù, Einaudi, Torino 1975. Componimento già presente anche nella tragedia, pubblicata postuma, Bestia da stile, come “Frammento VI: Praga” (Pier Paolo Pasolini, Porcile, Orgia, Bestia da stile. Garzanti, Milano 1979).
Saluto e augurio
Il volgar’eloquio: amalo.
Porgi orecchio, benevolo e fonologico,
alla lalìa ( « Che ur a in! » )
che sorge dal profondo dei meriggi,
tra siepi asciutte,
nei Mercati — nei Fori Boari —
nelle Stazioni — tra Fienili e chiese — […].
[…]
Nel tuo fascismo privo di violenza, di ignoranza,
di volgarità, di bigotteria,
Destra sublime,
che è in tutti noi,
« rapporto di intimità col Potere »
Hic
desinit cantus
Prenditi tu sulle spalle tutto questo.
Sulle mie è indegno, nessun ne
capirebbe la purezza, e un anziano è
sensibile ai giudizi sociali, tanto più
quanto meno gliene importa […].
[…]
Prendi questo fardello,
ragazzo che mi odii,
e portalo tu. È meraviglioso.
Io potrò così andare avanti, alleggerito,
scegliendo definitivamente
la vita, la gioventù.