MUSEO PER L’IMMAGINAZIONE PREVENTIVA
Museo per l’Immaginazione Preventiva è il programma avviato nel 2020 dal direttore artistico del MACRO Luca Lo Pinto: un singolo progetto espositivo concepito per svilupparsi in modo organico fino alla fine del 2024.
Il titolo è ispirato al progetto Ufficio per la Immaginazione Preventiva istituito nel 1973 da Carlo Maurizio Benveduti, Tullio Catalano e Franco Falasca con l’obiettivo di produrre un’arte capace di rivoluzionare la società. Esso funge da manifesto per l’attitudine e l’identità che caratterizzano il museo.
Senza ignorare le origini e lo sviluppo dell’istituzione museale, è necessario tentare di svincolarsi da modelli che risultano anacronistici rispetto alle complessità e porosità del linguaggio artistico contemporaneo. In un momento storico in cui il concetto di museo e la sua identità sono messi in continua discussione dai mutamenti sociali ed economici nonché dai linguaggi dell’arte stessa, è essenziale sperimentare modelli alternativi nei quali l’immaginazione possa essere il motore principale.
Museo per l’Immaginazione Preventiva trasforma il museo in uno spazio performativo: un grande palcoscenico in cui coesistono situazioni, mostre, progetti con dimensioni spaziali e temporali diverse mirando a coinvolgere il pubblico con una programmazione che sia insieme accessibile ma non d’intrattenimento, comprensibile ma non didascalica.
Un’infrastruttura condivisa che possa essere uno spazio per la reciprocità, la convivialità e la messa in discussione del ruolo della produzione artistica e della sua ricezione. L’idea è di mettere a punto una struttura museale elastica e interdisciplinare che mette al centro gli artisti e il loro pensiero. Un museo quale studio di produzioni di immaginari contrapposto a un mero e statico spazio espositivo.
Museo per l’Immaginazione Preventiva è concepito come un progetto espositivo che si articola in cinque anni e destinato a evolversi in modo organico su più livelli. In tal senso il MACRO non sarà uno spazio destinato a presentare una serie di esposizioni di una determinata durata ma per l’appunto un unico progetto espositivo triennale da delinearsi come un puzzle che si compone man mano. Di conseguenza, il museo, invece di ospitare mostre, si fa mostra intesa come forma e luogo di produzione. Da contenitore si fa contenuto puntando a ridurre la distanza tra museo-attore e pubblico-spettatore.
Il progetto è elaborato immaginando il museo come un magazine tridimensionale sviluppato in rubriche che accolgono contenuti eterogenei. Le varie rubriche (Solo/Multi; Polifonia; Aritmici; In-Design; Studio Bibliografico; Musica da Camera; Palestra; Retrofuturo. Appunti per una collezione) sono ideate per dare vita a un’esperienza del museo insieme frammentata e totalizzante. Un centro culturale polifonico dove tradurre una struttura editoriale in una forma vivente. Ogni visitatore avrà la possibilità di navigare in modo fluido e al tempo stesso avrà il compito di trovare i nessi tra i diversi elementi, focalizzando l’attenzione sugli scarti tra le discipline.