VIRIDITAS
Leonardo Caffo
Il paesaggio che verrà
Questo contenuto si inserisce nella nuova rubrica digitale del museo intitolata VIRIDITAS, nata per offrire al pubblico uno strumento per arricchire il proprio sguardo rispetto all’emergenza ambientale.
Cara Etna,
ti scrivo oggi (27 ottobre 2021) mentre Catania, la nostra città, è sommersa da un quasi-uragano. Il cambiamento climatico è come il reale per Lacan, improvviso arriva come un giorno qualsiasi e avvolge i luoghi in cui sei cresciuto e che hai amato, vissuto, sperato.
Talvolta, mentre vengo a trovati, prendo una busta e dei guanti e provo a raccogliere questo stesso mare che ci travolge con un bicchiere. Tutto intorno a te, anche nei punti più riservati e irraggiungibili, montagne di spazzatura mi costringono a pensare che il paesaggio che verrà vedrà la plastica assai più presente di un fiore.
Ovunque, intorno a me, gli animali che prima incontravo casualmente stanno scomparendo. Là dove c’era la volpe, oggi, troppo spesso, c’è qualche sacchetto di immondizia gettato in corsa dal finestrino di una jeep.
Di foto come queste, purtroppo, ne ho scattate a centinaia. E forse il mio vecchio credo ambientalista è troppo antiquato per capire che quella che chiamiamo antropocene il realtà è un’epoca, come dice Donna Haraway, ancorata al dominio del compostaggio. Elementi del mondo che mai prima avremmo considerato contigui, purtroppo, abiteranno insieme questo nostro pianeta. Il fiore crescerà avvolto in un sacchetto di plastica, il topo ingoierà il braccialetto, forse addirittura l’albero assorbirà l’immondizia ibridandosi in uno strano mostro che potremmo chiamare post-albero.
Anche oggi, come sempre, la busta con cui ero partito per raccogliere i rifiuti non è servita a niente, e forse non c’è proprio più niente da raccogliere. L’immondizia è un’estensione di una creatura naturale, l’umanità, e forse è dunque questo il mondo in cui il pianeta dovrà trasformarsi e diventare.
Cara Etna, posso ancora, mentre ti parlo, distinguere le tue rocce dalle bottigliette di plastica che il vento ha allestito nei posti più verticali e irraggiungibili? Non è forse la natura stessa un grande e imprevisto curatore? Il Museo dell’Etna Contemporanea, mi verrebbe da dire. Quando sarai stanca la lava toglierà ogni ricordo umano, anche quelli che speravo di infilare in una bustina di tela buona, al massimo, per raccogliere qualche roccia. Lo voglio pensare, avviluppando ogni teoria morale, come uno scambio: i miei simili ti hanno dato qualcosa, tu dai qualcosa a me. Forse anche l’odio che provavo da giovane per chi deturpa oggi è cambiato, si è trasformato in compassione.
Perdonali, Cara Etna, perché loro non lo sanno quello che fanno. E il paesaggio di mia figlia, nata tra le plastiche del mondo, spero sia bello come quello di quando ero bambino io.
Io, ora che sono adulto, e non riesco a vedere che il fallimento misero di una specie incapace di usare un cestino invece che una foresta un tempo incontaminata.
[Questo testo è una rielaborazione per il MACRO di una parte di un lavoro di Leonardo Caffo, La montagna di fuoco, in uscita per Ponte alle Grazie nel 2022 per la collana del Club Alpino Italiano]
LEONARDO CAFFO è un filosofo, scrittore e curatore. Il suo lavoro affronta argomenti relativi agli human animal studies, alla postumanità, all’arte e all’architettura contemporanee e all’identità. Attualmente è filosofo in residenza presso il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e docente di Filosofia dell’Arte, dei Media e della Moda presso NABA Milano. Ha scritto una ventina di libri tradotti in molte lingue. Tra gli ultimi si ricordano: A come animale (Bompiani, 2105), La vita di ogni giorno (Einaudi, 2016), Fragile umanità (Einaudi, 2017), Vegan (Einaudi, 2018), Costruire futuri (Bompiani, 2018), Il cane e il filosofo (Mondadori, 2020), Essere giovani (ponte alle grazie, 2021).