THE RECORD AS ARTWORK: FROM FUTURISM TO CONCEPTUAL ART
Di Lisa Andreani
2020

Presentando e intrecciando il pensiero di Germano Celant espresso nelle due celebri pubblicazioni Book as artwork e The record as artwork: from futurism to conceptual art [PDF], il testo introduce il valore politico di libri e dischi in quanto opere d’arte.

The record as artwork: from futurism to conceptual art è un catalogo del 1977 pubblicato in occasione dell’omonima mostra al Forth Worth Art Museum. A corredare le pagine con i lavori esposti, un testo di Germano Celant si offre come secondo capitolo di un articolo presentato precedentemente.

Nel 1971, infatti, il critico e curatore pubblica Book as artwork sul primo numero di Data, rivista dedicata ai linguaggi artistici contemporanei e fondata da Tommaso Trini a Milano.
Il libro come lavoro d’arte viene indicato come medium autonomo, esso non richiede altro che pensiero, immaginazione e partecipazione. Non è uno spazio privilegiato, esso al contrario rompe ogni gerarchia tra i generi, siano essi i medium (pittura, scultura, installazione, etc) o le figure operanti (artista, curatore, critico).

«Il lavoro “tramite” e “sul” libro […]  non deve evidentemente essere considerato come operazione visuale, ma come argomento riguardo alla natura e alle possibilità funzionali dell’arte o della ricerca comunicazionale» scrive Celant.
Non è un caso infatti che l’indagine sul suono e sul suo supporto, il disco, proceda sulla linea di queste prime riflessioni. 

A partire dal futurismo fino agli anni ‘70 Celant propone una lunga serie di dischi con funzionalità diverse. Allan Kaprow in How to Make a Happening (1966), pubblicato da Something Else Press, racconta cosa un happening non dovrebbe essere presentando la sua lista di non-istruzioni. Nel caso di Henry Chopin con OU il disco diviene un magazine, il supporto per la raccolta di diversi contributi tra cui i poemi fonetici di Mimmo Rotella. 

Tra gli autori presenti nel catalogo troviamo anche Jan van der Marck, direttore del Museum of Contemporary Art di Chicago e curatore della mostra Art by Telephone (1969), la cui pubblicazione fu realizzata esclusivamente su disco.

Tra il 1972 e il 1973 Lawrence Wiener introduce il suono nella sua ricerca producendo due pezzi Having Been Done At/Having Been Done To (1973) e A ( ) C Sharpened Carried Done Again Perhaps . . . AC ( ) (1972). In entrambi i pezzi le permutazioni di vocali, avverbi, verbi e frasi si mescolano con l’utilizzo di uno strumento a fiato. 

Da questo esame critico risulta impossibile circoscrivere la funzione del suono registrato. Può essere al contempo espansione acustica del lavoro stesso ma anche mera distribuzione, documentazione o smembramento del lavoro che si estende in una forma installativa. Nella svolta concettuale il disco e il suono permettono di espandere le riflessioni sui significati linguistici, liberando le amplificando la parola scritta dall’immobilità della pagina stampata e dichiarando l’importanza della parola parlata.

 

Lisa Andreani, Coordinamento curatoriale/editoriale, MACRO