16MM RUN  
Edward Owens, Taylor Mead
Proiezione e conversazione con Vittoria Bonifati, Marco Giusti e Luca Lo Pinto

10 dicembre 2024, ore 19.00
#Agorà

16MM RUN, la rassegna di cinema sperimentale in collaborazione con Villa Lontana, si conclude martedì 10 dicembre, con Tomorrow’s Promise (1967, 44′) di Edward Owens (1949-2010) e Home Movies Rome/Florence/Venice/Greece (1965, 14′) e Home Movies / N.Y.C. to San Diego (1968, 19′) di Taylor Mead (1924-2013) due autori che hanno sfidato le convenzioni formali e narrative tradizionali e che hanno elaborato personali linguaggi visivi legati all’idea di viaggio.  

 

L’appuntamento, che chiude la rassegna avviata nel 2021, vedrà ospite Marco Giusti, critico cinematografico, saggista, autore televisivo e regista, per una conversazione con Luca Lo Pinto e Vittoria Bonifati sul ruolo del cinema sperimentale analogico nel panorama culturale contemporaneo.  

 

In questa occasione sarà presentata una tiratura limitata che raccoglie i film che hanno fatto parte di 16MM RUN: dall’inizio della rassegna con Storm de Hirsch e Carolee Schneeman a oggi con Edward Owens e Taylor Mead, passando per Jack Smith, Maya Deren e molti altri, questi film costituiscono nel loro insieme un archivio significativo del cinema sperimentale degli anni ‘60, ‘70 e ‘80.  

 

 

Edward Owens, Tomorrow’s Promise, 1967
16mm, color, silent, 44.75 min

Con Tomorrow’s Promise, Edward Owens esplora il vuoto esistenziale, l’identità e l’introspezione, combinando ritratti intimi, immagini evocative e montaggi tecnicamente complessi. Il film ha una forte carica emotiva, arricchita dall’uso del colore e dalla struttura visiva, che sembrano suggerire uno stato d’animo mutevole e un viaggio interiore.

 

«Tomorrow’s Promise è un film sul vuoto. Comincia fisicamente ‘al rovescio’, capovolto sullo schermo (ma su quale premessa si regge? Ad esempio, il film, così chimerico come la vita stessa, segue la sua strada), e improvvisamente si assume un’altra posizione simile (ma non capovolta), questa volta con una figura maschile; poco dopo, in questa stessa sezione, la ragazza dell’immagine rovesciata riappare in una posa diversa, una posa ossessionata dall’‘atmosfera’. Poi avviene un gioco tecnico di montaggio direttamente in-camera, più intenso, più luminoso rispetto alla prima sezione rovesciata. Ci sono diversi tagli intercalati che servono, in questa e in ogni sezione successiva fino alla fine, come collegamenti relativi alla sezione finale, che è in realtà la ‘storia’. La storia che la protagonista e il suo eroe cercano di raccontare a modo loro è un’apofasi; solo che le ‘immagini’, visioni chiare, prendono il posto delle parole. Il mio film avrebbe potuto essere montato con tensioni precise e una narrazione lineare e lucida, ma il mio obiettivo era ‘ricreare’ la protagonista della mia vita personale.» – Edward Owens 

 

 

Taylor Mead, Home Movies  

 

«I miei filmini casalinghi, che finora pesano 2 libbre, sono iniziati a Città del Messico, dove mi sono annoiato e ho comprato una Keystone da 50 piedi al National Pawn Shop. Sono stato subito affascinato — dalla città, dal Messico — fa davvero la differenza, e in 16 mm, ma volevo girare a colori e costa circa 10 dollari per 50 piedi in Messico, quindi ho dovuto usare spesso il pulsante a fotogramma singolo — oh me, ma è comunque incantevole. Ho continuato a girare anche una volta attraversato il confine negli Stati Uniti, a New York e a Malibu.» Taylor Mead  

«My home movies which weigh 2 pounds so far began in Mexico City where I got bored and bought a 50-ft. Keystone at National Pawn Shop-I was immediately turned on-to the City, to Mexico-it really makes a difference-and in 16mm-but I wanted to shoot in color and it costs about 10 dollars/50 ft. in Mexico so I had to push single frame button much of the time-oh me, but its lovely anyway-I kept pushing once I crossed border into U.S. and N.Y. and Malibu. »  Taylor Mead 

 

 

Taylor Mead, Home Movies – Rome/Florence/Venice/Greece, 1965
16mm, color, sound on tape, 14 min

Il film segue l’autore in un viaggio attraverso alcune delle più iconiche città italiane e greche, tra cui Roma, Firenze, Venezia e località in Grecia. Le riprese, realizzate con una videocamera portatile e con uno stile amatoriale e spontaneo, catturano l’essenza del turismo “fai da te” degli anni ’60, alternando momenti di leggerezza e irriverenza tipici di Mead a suggestive immagini dei luoghi storici e culturali visitati. La combinazione di scenari maestosi e uno stile di ripresa informale dà vita a un racconto personale e intimo di un viaggio in Europa, con un approccio disinvolto e anticonformista, che riflette lo spirito libero dell’avanguardia cinematografica di quel tempo. 

 

 

Taylor Mead, Home Movies / N.Y.C. to San Diego, 1968, 19′
16mm, color, sound on tape, 19 min

Il film documenta un viaggio che parte da New York City e si conclude a San Diego, catturando frammenti di vita quotidiana e momenti casuali lungo il percorso. Girato con lo stile amatoriale tipico dei filmati casalinghi, Mead utilizza una videocamera portatile per filmare scene spontanee, paesaggi e persone incontrate durante il viaggio. Il film riflette l’estetica sperimentale e lo spirito anarchico di Mead, caratterizzato da un approccio libero e privo di sceneggiatura. Senza dialoghi o colonna sonora, il cortometraggio si concentra sulle immagini, presentando un viaggio visivo attraverso l’America degli anni ’60, con un senso di libertà creativa e di esplorazione personale.

 


 

L’evento si svolgerà presso la sala cinema del museo.

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

Con il supporto di Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli.

Per l’occasione sarà presentato l’archivio di 16MM RUN nel formato di un poster in tiratura limitata.


 

EDWARD OWENS (1949–2009) è stato un regista afroamericano queer, protagonista del New American Cinema negli anni ’60. È noto soprattutto per i suoi film sperimentali Remembrance: A Portrait Study (1967) e Private Imaginings and Narrative Facts (1968-70). Da giovane, trasferitosi a New York City, Owens venne assunto da Jonas Mekas per lavorare alla Film-makers’ Cinematheque. Dopo aver visto i suoi film, Mekas lo invitò a unirsi alla Film-Makers’ Cooperative (FMC) per la distribuzione delle sue opere, riconoscendolo come parte integrante del movimento del New American Cinema. Nel 2016, la direttrice esecutiva MM Serra ha collaborato con IndieCollect per preservare i quattro film di Owens presenti nella collezione NACG attraverso un processo di scansione digitale in 5K. Il trasferimento digitale è stato supervisionato dallo specialista di media digitali del NACG, Sheldon Henderson. 

TAYLOR MEAD (1924–2013) nacque a Detroit, Michigan, e fu cresciuto da genitori divorziati, per lo più nella ricca periferia di Grosse Pointe. Apparve nel classico beat di Ron Rice The Flower Thief (1960), in cui “vagabonda con un sorriso elfico attraverso una San Francisco perduta, fatta di caffè fumosi nel North Beach…” Il critico cinematografico P. Adams Sitney definì The Flower Thief “la più pura espressione della sensibilità beat al cinema”. Il critico cinematografico di Village Voice, J. Hoberman, lo chiamò “la prima star del cinema underground”. Nel 1967, Taylor Mead interpretò una parte nella pièce surrealista Desire Caught by the Tail di Pablo Picasso, che venne rappresentata per la prima volta in Francia durante un festival a Saint-Tropez, insieme ad altri, tra cui Ultra Violet. A metà degli anni ’70, Gary Weis realizzò alcuni cortometraggi con Mead che parlava con il suo gatto nella cucina del suo appartamento in Ludlow Street, nel Lower East Side di Manhattan, intitolati Taylor Mead’s Cat. Uno di questi film, in cui Mead improvvisava sui meriti della visione costante della televisione, fu trasmesso durante la seconda stagione di Saturday Night Live. Nel 1995, Mead trascorse otto ore al giorno per una settimana al bar Bon Temps di New Orleans, documentato nella cabina fotografica mentre si vestiva nei panni di una serie di personaggi warholiani per il documentario di Blake Nelson Boyd, Photobooth Trilogy. Tra i personaggi c’erano Superman e Topolino dalla serie Myth di Warhol, oltre a riferimenti alle performance di Mead in Lonesome Cowboys e Nude Restaurant. Mentre viveva in Ludlow Street, Mead leggeva regolarmente le sue poesie al The Bowery Poetry Club. Il suo primo libro di poesie, Taylor Mead on Amphetamines and in Europe, fu scritto nel 1968. Il suo ultimo libro di poesie si intitola A Simple Country Girl. È stato oggetto di un documentario intitolato Excavating Taylor Mead, diretto da Jim Jarmusch, che debuttò al Tribeca Film Festival nel 2005. Il film lo mostra mentre si dedica alla sua abitudine notturna di nutrire i gatti randagi in un cimitero dell’East Village dopo una serata nei bar, e presenta un cameo di Jim Jarmusch, in cui Jarmusch racconta di come, quando Mead andò in Europa, chiese a suo fratello di nutrire i gatti del cimitero durante la sua assenza. Mead apparve nell’ultimo segmento del film di Jarmusch Coffee and Cigarettes (2003). Mead è stato “un’icona amata della scena artistica di New York dal basso sin dagli anni ’60”. 

MARCO GIUSTI (Grosseto, 1953) è critico cinematografico, saggista, autore televisivo e regista. Dirigente televisivo per la RAI – Radiotelevisione Italiana dal 1996 al 2021. Ideatore e autore del programma “Blob” (Rai Tre, 1989 -), “Blobcartoon” (Rai Tre), “Cocktail d’amore” (Rai Due, 2001). Ideatore, autore e presentatore di “Stracult”, magazine sul cinema di Rai Due dal 2000 al 2020. Collaboratore delle pagine cinematografiche de “Il Manifesto” (1988 – 2010), “L’Espresso” (1988 – 2000). Dal 2011 a oggi è critico cinematografico del sito “Dagospia”, con una collaborazione giornaliera alla testata sui film in uscita, “Il cinema dei Giusti”, i film, i festival, i necrologi, gli incassi. Ha scritto una ventina di libri dedicati al cinema. Tra questi Laurel & Hardy, Firenze, La Nuova Italia, 1978; Mel Brooks, Firenze, La Nuova Italia, 1981; Dizionario dei cartoni animali, Milano, Vallardi, 1993; Dizionario dei film italiani Stracult, Milano, Sperling & Kupfer, 1999; Dizionario del western all’Italiana, Milano, Oscar Mondadori, 2007; 007 all’italiana. Dizionario del cinema spionistico italiano con tutte le locandine più belle, Milano, Isbn, 2010; Il grande libro di Ercole. Il cinema mitologico in Italia, con Steve Della Casa, Roma, Sabinae, 2013; Dizionario STRACULT della Commedia Sexy, Milano, Bloodbuster edizioni, 2019; Polidor e Polidor, Bologna, Cineteca di Bologna, 2019; Tutti i film di Franco e Ciccio, Milano, Bloodbuster edizioni, 2024. Ma anche dedicati alla storia della televisione e della pubblicità italiana, come Il grande libro di Carosello. E adesso tutti a nanna…, Milano, Sperling & Kupfer, 1995. Grazie al suo documentario “Pino Pascali o La pelle del serpente”, 1993, Rai Tre, presentato alla Biennale d’Arte nel 1993, riceve il premio Pino Pascali. Nel 2004, cura la retrospettiva Italian kings of the B’s – Storia segreta del cinema italiano per la Mostra del cinema di Venezia.Nel 2007 cura la rassegna sul western all’italiana e nel 2010 la retrospettiva sul cinema comico italiano, La situazione comica. Ha ideato, scritto e interpretato con Roberto D’Agostino il film “Roma santa e dannata”, 2023, e con Ciro Ippolito il film “C’era una volta Napoli”, 2024.