16MM RUN   
Bette Gordon, Barbara Hammer

23 ottobre 2024, ore 19.00 
#Agorà

16MM RUN, la rassegna cinematografica sperimentale in collaborazione con Villa Lontana torna mercoledì 23 ottobre, alle ore 19.00, con la proiezione di Women I Love (1976, 22’39’’) e No No Nooky T.V. (1987, 12’) di Barbara Hammer e Empty Suitcases (1980, 48’75’’) di Bette Gordon.  

 

Barbara Hammer, Women I Love, 1976, 22’39’

Women I Love è una serie di ritratti di amiche e amanti della regista intervallati daa una celebrazione giocosa di nature morte, frutta e verdura. Il filmato finale  evoca un quadro  tantrico di sessualità prolungata. Ogni amante è paragonata a un fiore colorato, a un frutto o a una verdura che si apre in una pixelatura animata. Utilizzando immagini a  doppia esposizione e vecchiepellicole, le relazioni sono ritratte con un forte senso di romanticismo. Le identità delle amanti non vengono mai presentate,  ma le donne sono oggettivizzate e idealizzate. La struttura del film dice molto sullo “stile di vita lesbico”; le relazioni sono chiaramente delineate eppure le tracce del fallimento di una relazione sembrano ripetersi in quella successiva, suggerendo la ciclicità delle stesse. 

Barbara Hammer, No No Nooky T.V., 1987, 12’ 

Utilizzando una Bolex 16 mm e un computer Amiga, Hammer crea un film ironico e sorprendente su come le donne vedono la loro sessualità in contrapposizione al modo in cui gli uomini percepiscono le immagini delle donne e del sesso. L’impatto della tecnologia sulla sessualità, sulle emozioni e sull’io sensuale viene esplorato attraverso il linguaggio informatico accostato al linguaggio colloquiale e quotidiano del sesso. No No Nooky T.V. affronta la controversia femminista sulla sessualità con il linguaggio elettronico, i pixel e l’interfaccia. Anche il monitor è erotizzato in questo ibrido film/video che prende in giro il romanticismo, la sessualità e l’amore nella società post-industriale. 

Bette Gordon, Empty Suitcases, 1980, 48’75’’

«La narrazione di Empty Suitcases deriva dal materiale stesso del film e dalla mia preoccupazione di esplorare le questioni di rappresentazione e identificazione nel cinema. Il film presenta frammenti della vita di una donna, il suo lavoro come fotografa, la sua amicizia e le sue relazioni; in breve, le sue lotte economiche, sessuali e artistiche. Decostruendo frammenti di testo, linguaggio, musica e immagini, il film costringe a concentrarsi sul funzionamento della narrazione, così come sulla narrazione stessa. Centrale in Empty Suitcases è l’incapacità delle donne di collocarsi e definire se stesse nel linguaggio e nella politica, il luogo della lotta radicale. Questo spostamento porta a una definizione della donna come altro e rivela problemi di rapporti sessuali irrisolti, di differenza e di violenza» (Bette Gordon). Secondo J. Hoberman (Village Voice) le sue sequenze più riuscite – una sfilata di moda militante “new wave” in cui le modelle si fotografano da sole, una donna bianca inespressiva che canta in playback Billie Holliday, una scena in cui la cineasta racconta un sogno solo per essere soffocata dai Talking Heads che cantano “Psycho Killer”– criticano tutte le modalità convenzionali di rappresentazione, con particolare attenzione a ciò che l’attuale gergo accademico chiama l’immagine della donna”.

 


 

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

 

Con il supporto di Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli.

 


 

Regista femminista e pioniera del cinema queer, BARBARA HAMMER (1939-2019) ha realizzato oltre 90 lavori di video, oltre a performance, installazioni, fotografie, collage e disegni. All’inizio degli anni ’70 Hammer ha studiato cinema alla San Francisco State University. Dopo aver visto il film Meshes of the Afternoon di Maya Deren, fu ispirata a realizzare film sperimentali sulla sua vita personale. Dopo aver dichiarato di essere lesbica, “partì in moto con una cinepresa super-8” e nel 1974 girò Dyketactics, considerato da molti uno dei primi film lesbici. Hammer ha cercato di decostruire e depotenziare le narrazioni e le strutture che opprimono le donne in generale e le lesbiche in particolare. Fin dai suoi primi lavori sperimentali, i suoi film sfidano in modo giocoso e incessante le accettate norme e tabù. Nel 1992 Hammer ha realizzato il suo primo lungometraggio, Nitrate Kisses, un documentario sperimentale che esplora la repressione e l’emarginazione delle persone LGBT a partire dalla Prima Guerra Mondiale. Per diversi anni Hammer ha continuato a realizzare film specificamente storici, tra cui Tender Fictions, History Lessons, My Babushka: Searching Ukrainian Identities, Resisting Paradise e Lover/Other, che esplorano questioni importanti per la sua identità e per quella di altri artisti e lesbiche. Quando nel 2006 le è stato diagnosticato un cancro alle ovaie al terzo stadio, Hammer ha iniziato a esplorare la vita con il cancro nei suoi film e nelle sue performance. Il suo pluripremiato film del 2009, A Horse Is Not A Metaphor, è una celebrazione del suo amore per la vita nonostante le sue difficoltà. Nell’ultimo decennio della sua vita, Barbara Hammer ha ricevuto mostre retrospettive in diversi importanti musei internazionali e nel 2017 il suo archivio cartaceo è stato acquisito dalla Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale. Hammer ha inoltre istituito il Barbara Hammer Lesbian Experimental Filmmaking Grant, assegnando la prima borsa di studio nel 2017. 

Pioniera del cinema indipendente americano, BETTE GORDON (1950, USA) è nota soprattutto per le sue audaci esplorazioni di temi legati alla sessualità. I suoi primi cortometraggi, in particolare Empty Suitcases, hanno vinto numerosi premi e riconoscimenti in festival di tutto il mondo, tra cui le proiezioni al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, al Museum of Modern Art di New York e alla Whitney Biennial. Variety (1984) ha segnato il suo debutto come regista di lungometraggi, soprattutto alla luce dell’invito del film alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. Bette Gordon ha collaborato a lungo con James Benning negli anni ’70 in film quali The United States of America (1975), Michigan Avenue (1973) e i-94 (1974). Gordon ha conseguito un BA, un MA e un MFA presso l’Università del Wisconsin – Madison e ora fa parte del dipartimento di cinema della Columbia University School of the Arts. Alcuni dei suoi film fanno parte di collezioni permanenti in diversi musei, tra cui il Museum of Modern Art e il Whitney Museum of American Art.